I due edifici del Bosco verticale di Milano

L’esempio più conosciuto, almeno nel nostro Paese, è sicuramente il “bosco verticale”, un complesso di due palazzi residenziali a torre progettato da Stefano Boeri, Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra e situato nel Centro Direzionale di Milano, ai margini del quartiere Isola.
Il bosco verticale è un esempio di applicazione del “verde tecnologico”, una una vera e propria disciplina che unisce l’agronomia all’architettura con l’obiettivo di fondere in un’unica anima il mondo vegetale, con particolare riferimento proprio ai prati naturali, con l’ambiente urbano, portando i parchi e i giardini a contatto diretto con i luoghi dove abitiamo. Peculiarità del bosco verticale di Milano, inaugurato nel 2014, è la presenza di più di duemila essenze arboree, tra erbacee, arbusti e alberi ad alto fusto, distribuite sui prospetti. Questa tendenza, da qualche anno oggetto di continui corsi di approfondimento e formazione sia per gli architetti, sia per gli agronomi, trova la sua espressione in due tipologie principali: il verde pensile e il verde verticale.

Verde pensile

Con verde pensile si intende una tecnologia finalizzata a realizzare strati vegetativi su superfici che non sono in contatto con il suolo naturale. Le superfici possono avere spessori anche molto ridotti e possono essere impermeabilizzate, come i tetti piani o inclinati, o non impermeabilizzate.
Il verde pensile non è semplicemente uno strato di finitura, di abbellimento e/o mascheramento di superfici costruite.

Realizzare il verde pensile presuppone la gestione di un sistema integrato e complesso di strati funzionali che hanno lo scopo primario di ricreare un habitat adatto alla crescita e al corretto sviluppo delle specie arboree ed erbacee.
È una soluzione ad alto contenuto tecnologico: viene riprodotto il processo naturale con tecniche che ne imitano le funzioni così da permettere il corretto sviluppo di una superficie vegetalizzata.

Al terreno viene sostituita una stratigrafia, articolata in una serie di strati funzionali caratterizzanti, capace di smaltire le acque in eccesso trattenendo contemporaneamente l’acqua e le soluzioni nutritive necessarie alla vita delle piante.

Giardino pensile

Non stiamo di certo parlando di una moda recente, i giardini pensili sono una soluzione architettonica che affonda le proprie radici (in tutti i sensi) nel passato, basti pensare al Palazzo Borromeo, edificio seicentesco sito nell’Isola Bella, sul Lago Maggiore (comune di Stresa, provincia del Verbano-Cusio-Ossola).

Oggi, grazie alle tecnologie disponibili, le possibilità di trasformare tetti o terrazzamenti degli edifici urbani sono molteplici e adattabili a grandi superfici come a scala condominiale. Il progetto del nuovo Policlinico di Milano, una costruzione avveniristica che dovrebbe essere conclusa nel 2022, prevede la realizzazione di due blocchi di 7 piani uniti da uno centrale di tre piani sul quale sarà realizzato un giardino terapeutico pensile che secondo l’ideatore, lo stesso architetto Boeri del bosco verticale, sarà il più grande del mondo.

Verde verticale

Con verde, o giardino, verticale si intende una parete coltivata con piante specifiche. Queste sono fatte radicare in compartimenti tra due strati di materiale fibroso ancorato alla parete.

Per garantire l’approvvigionamento idrico è previsto un impianto apposito posto tra gli strati.
Vere e proprie opere d’arte, i giardini verticali vengono spesso realizzati in metropoli, in particolare sulle superfici verticali degli edifici. Possono essere anche di grandi dimensioni, come ad esempio quella del CaixaForum di Madrid, progettata dal botanico Patrick Blanc, alta 24 metri e con un’ampiezza di 460 m², oppure il “Padiglione Israele” ad Expo 2015.

Il Padiglione di Israele ad Expo2015 e il CaixaForum di Madrid

Una parete verde non è solo una soluzione esteticamente attraente, porta con sé alcuni vantaggi, andando a costituire una “seconda pelle” degli edifici che ne migliora, da un lato, l’isolamento termico, evitando l’irraggiamento diretto dei raggi solari sulla parete, e, dall’altro la valenza ambientale, contribuendo a catturare le polveri sottili (PM10) in ambiente urbano.
Sintetizzando, le facciate rivestite con prati verticali offrono alcuni vantaggi:

  • Regolazione termica: la traspirazione delle piante raffresca l’aria e l’intercapedine favorisce la circolazione d’aria;
  • Depurazione dell’aria attraverso l’assorbimento dell’anidride carbonica e la produzione di ossigeno;
  • Azione di filtraggio e depurazione degli inquinanti atmosferici;
  • Abbattimento acustico e riduzione del riverbero. La massa vegetale assorbe le onde sonore e luminose;
  • Ostacolo alla diffusione del fuoco;
  • Valorizzazione degli edifici e benefici psicologici.

Fonti consultate:
Verde Verticale – Aspetti figurativi, ragioni funzionali e soluzioni tecniche nella realizzazione di living walls e green façades. Santarcangelo di Romagna: Maggioli
Coperture a verde: ricerca, progetto ed esecuzione per l’edificio sostenibile, Hoepli
Il Nuovo Verde Verticale – Tecnologie, Progetti, Linee guida. Torino: Wolters Kluwer Italia
Giardini in verticale. Firenze: Verbavolant
Verde: naturalizzare in verticale. Santarcangelo di Romagna: Maggioli
Il verde verticale, Sistemi Editoriali Esselibri Simone

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Fonte: www.deere.co.uk

Nata negli Usa a inizio anni 90 per ridurre i conferimenti di residui erbosi nelle discariche, che in estate arrivava al 50% del totale del materiale conferito, la tecnica del taglio «mulching» è da tempo diffusa anche nei nostri areali ma come ogni operazione ha dei pro e dei contro.
Il termine si può tradurre come “pacciamatura”, pratica normalmente utilizzata in agricoltura sulle colture orticole con diversi materiali, sia vegetali, sia artificiali per ridurre l’impatto delle malerbe e l’evaporazione dell’acqua dal suolo.
Ovviamente nella gestione del prato naturale il discorso è diverso: quando si rasa il tappeto erboso naturale è possibile optare per la raccolta e lo smaltimento dei residui dell’erba oppure si possono lasciare i residui: praticando quindi il «taglio mulching».

È un approccio che viene apprezzato soprattutto perché permette di risparmiare molto tempo e anche vantaggi operativi, a patto di utilizzarla in modo corretto.
Per il mulching sono necessari rasaerba dotati di lame speciali e di camere di taglio dalla conformazione particolare (vedi figura 1), che consentono di mantenere l’erba tagliata in sospensione all’interno della camera per il tempo necessario alla sua triturazione e viene distribuita sul manto erboso dove si decompone rapidamente senza creare ammassi sulla superficie del prato.
Per evitare l’indesiderata formazione di feltro sul prato è essenziale praticare il taglio mulching su erba asciutta, in caso contrario l’umidità determina un agglomeramento dei residui che, inoltre, possono diventare focolai di infezioni fungine.

Altri aspetti molto importanti sono l’altezza e la frequenza del taglio: secondo le indicazioni tecniche di alcuni costruttori va asportato al massimo un terzo dell’altezza complessiva dell’erba ed è consigliabile evitare di lasciare crescere troppo l’erba tra un taglio e l’altro per evitare di aumentare la massa dei residui che vengono rilasciati sul prato. Quindi il taglio mulching deve essere frequente ed eseguito nei periodi adatti: in autunno le temperature difficilmente consentono la degradazione corretta dei residui e negli areali più umidi il rischio di diffusi marciumi al tappeto erboso diventa elevato.

Vantaggi e svantaggi

Oltre a richiedere meno tempo e lavoro all’operatore, che evita la raccolta e lo smaltimento dei residui, secondo alcune fonti il mulching fornisce alle piante una fonte fertilizzante e di sostanza organica legata alla decomposizione dei residui e riduce le perdita di umidità del suolo. A parità di superficie trattata, inoltre, richiede macchine di minor potenza e con minor larghezza, riducendo i danni da calpestamento.
Tra gli svantaggi del taglio «mulching» va indicato il rischio di diffusione di infestanti e dello sviluppo di malattie fungine, inoltre è una tecnica inadatta a tappeti erbosi di qualità elevata: il taglio con raccolta dei residui è infatti l’unica tecnica che permette la massima pulizia visiva e sanitaria del prato.
Non per niente il taglio «mulching» è particolarmente diffuso nel Nord Europa e negli Stati Uniti, territori in cui le superfici adibite a prato raggiungono notevoli dimensioni e la raccolta e lo smaltimento di elevate quantità di erba tagliata possono risultare difficoltosi.

Fonti consultate:
Progetto, Impianto e Cura del Prato (Giunti, 2008)
Spazi verdi pubblici e privati (Hoepli, 1995)
Vita in Campagna (2012)

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Massimiliano Danielli

«Bologna è una città con forti radici nel mondo rurale, è tradizionalmente legata alla terra ed alla campagna e forse anche per questo i cittadini bolognesi apprezzano molto gli sport che si praticano su impianti in erba naturale, che rimandano ad antichi profumi come quello dell’erba appena tagliata». Questo il pensiero di Massimiliano Danielli, responsabile dell’U.I. Sport – Settore Edilizia e Patrimonio del Comune di Bologna, al quale abbiamo posto alcune domande.

Dott. Danielli, che rapporto hanno i cittadini bolognesi con gli sport che si praticano su prato?
Il cittadino bolognese è naturalmente spinto all’utilizzo del prato naturale perché Bologna vanta una grande tradizione e competenza nella manutenzione di questo genere di superficie. La prima squadra di calcio cittadina gioca in uno stadio, il Renato Dall’Ara, che è sempre stato ai vertici della categoria come qualità del terreno di gioco e che peraltro è stato rizollato completamente questa estate a conferma della tradizione sportiva locale. Un’altra eccellenza cittadina è lo stadio del baseball Gianni Falchi, teatro di scontri epici che, sia nel passato sia nel presente, hanno portato la nostra città al vertice in Italia e in Europa. La eccellente qualità di questo terreno di gioco ha consentito ai cittadini bolognesi di poter assistere anche a partite di campionati mondiali ed europei.

Vedere i propri idoli sportivi giocare e vincere su prati naturali ha indotto le giovani leve e le famiglie ad apprezzare i vantaggi di questo genere di struttura. Non dimentichiamoci inoltre che il cittadino bolognese è tradizionalista: aver giocato in cortile da bambino fa apprezzare la pratica dello sport su erba naturale.

Lo stadio Renato Dall’Ara

Bologna vanta una buona percentuale di verde attrezzato e aree sportive all’aperto (10% sul totale del verde urbano), è un valore destinato a crescere?
A Bologna c’è un buon equilibrio tra zone rurali e area metropolitana, questo ci permette di avere oggi diverse soluzioni di verde attrezzato e di aree sportive all’aperto in tutte le aree della città.

L’Amministrazione Comunale però non si sta accontentando di quanto già ottenuto nel corso dei decenni passati quando c’erano più possibilità di creare nuovi impianti e di attrezzare nuove aree. Oggi, pur con minori risorse economiche, si sta lavorando a diversi progetti di ristrutturazione ed ampliamento di impianti esistenti.

 

Può segnalarci delle iniziative future del Comune per mettere ancora più in sinergia il verde urbano e lo sport?
Già da diversi anni l’Amministrazione Comunale, in collaborazione con il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Bologna e con le società, associazioni ed enti di promozione presenti nel territorio, promuove Parchi in Wellness (fino al 2016 denominato Parchi in Movimento), un progetto che offre la possibilità di praticare movimento all’interno dei parchi e dei giardini pubblici della città, mediante appuntamenti gratuiti settimanali. Parchi In Wellness è un percorso rivolto a tutti i cittadini, mirato alla diffusione della buona pratica del movimento, dell’attività motoria all’aperto, con l’intento di contribuire alla promozione della salute e del wellness, favorendo nel contempo la frequentazione e conoscenza dei parchi e dei giardini presenti sul territorio comunale.

Con questo progetto si vuole anche creare una continuità, anno dopo anno, delle attività motorie organizzate cosicché ogni Società sportiva “adotti“ uno o più parchi/giardini, cercando di trasportare in quell’area anche altre iniziative, facendoli diventare un punto di ritrovo attivo.
Alcune delle aree verdi scelte sono gestite e certificate secondo il metodo “Bio-Habitat”, attraverso una manutenzione di tipo biologico che consente di limitare l’inquinamento ambientale e, nel contempo, favorisce la biodiversità. Vorrei segnalare anche che i grandi eventi di promozione dello sport, “Bologna Sport Day” e “Italian Sporting Games” si svolgono negli ultimi anni all’interno del Parco cittadino dei Giardini Margherita e le manifestazioni sportive cittadine “Race for the Cure” e “Run Midnight” hanno scelto come luogo dedicato all’evento la prima i Giardini Margherita e la seconda i Giardini della Montagnola.

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Intervista a Sebastiano Poli, sales manager di N. Sgaravatti & C.

Sebastiano Poli

Sebastiano, quali sono i punti centrali della vostra mission aziendale?
La nostra mission è quella di riuscire a comprendere in modo chiaro le esigenze di tutti gli utilizzatori di sementi da tappeto erboso in base alla destinazione d’uso e le esigenze ambientali e climatiche per poter soddisfare adeguatamente ogni tipo di cliente. La nostra azienda, grazie alla competenza ed esperienza maturata da quasi due secoli, cerca sempre di fornire prodotti all’avanguardia seguendo gli sviluppi varietali restando al passo con il miglioramento genetico.
Qual è il vostro core business?
Il nostro core business è rappresentato dal commercio con le rivendite agrarie, i garden e gli utilizzatori come i produttori di prati a rotoli, giardinieri specializzati e manutentori del verde. A ciascuna delle figure elencate viene offerta una scelta varietale molto dettagliata e specializzata.

Può segnalarci le esperienze e gli impianti più importanti di cui si è occupata la vostra azienda?
Ci siamo occupati della manutenzione e della realizzazione dello stadio Pier Luigi Penzo di Venezia e abbiamo anche fornito le sementi per la realizzazione dello stadio La Favorita di Palermo, lo stadio Erasmo Iacovone di Taranto ed altri stadi minori nel Centro-Sud Italia.
Sono stati nostri clienti anche diversi golf club, fra i quali il Circolo golf club di Is Molas (Cagliari) il Golf club di Villa Carolina (Alessandria) e il Golf club di Punta Ala (Grosseto).

Quanto sono importanti Ricerca e sviluppo per la vostra attività?
Ricerca e sviluppo sono sempre stati importantissimi per la nostra azienda. Seguendo i progressi scientifici siamo riusciti ad affrontare le problematiche relative al cambiamento climatico: per esempio, alcune specie microterme una volta utilizzate solo per foraggio, sono oggi divenute fra le più importanti specie utilizzate per la realizzazione di tappeti erbosi. Anche il miglioramento varietale sulle macroterme e stato importantissimo, se un tempo venivano utilizzate soprattutto nei climi continentali, la Ricerca ha permesso un loro ampio utilizzo anche nelle nostre aree mediterranee. Segnalo inoltre i passi da gigante fatti per quanto riguarda la resistenza alle avversità più comuni ed alla tolleranza alle diverse situazioni di stress quali siccità, calore, salinità delle acque, ecc.

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Luigi Ferri

Intervista a Luigi Ferri, Ferri Luigi Sementi

Luigi, quali sono i valori principali alla base della vostra attività?
La nostra azienda opera nel settore graminacee per tappeti erbosi da 3 generazioni, è stata fondata da mio padre Ugo ed oggi ci lavorano anche i miei figli Alessandro e Francesco.
Ciò che ci contraddistingue è la ricerca continua di nuovi prodotti , che possano sempre più soddisfare le esigenze della clientela incontrando quindi le richieste di innovazione del mercato.

Quali sono i segreti per un prato naturale perfetto?
Per ottenere un prato naturale perfetto occorre partire da un buon terreno: deve essere preparato con cura, dando attenzione al diserbo delle infestanti e al drenaggio.
Inoltre è essenziale scegliere il seme più adatto all’areale in base anche alle esigenze e alla destinazione d’uso del prato.
Oggi giorno la ricerca fa dei passi in avanti e ci permette di disporre di sementi adatte ad ogni momento di semina. Pensiamo solo ai miscugli per la rigenerazione dei prati dei campi da calcio: oggi, dopo sole tre settimane dalla risemina siamo in grado di garantire il riutilizzo del campo e con una spesa veramente contenuta. In caso di terreni siccitosi e temperature elevate, possiamo contare su varietà di Festuca arundinacee Americane che garantiscono eccellenti risultati nel tempo con minime manutenzioni.

Può segnalarci le esperienze e gli impianti più importanti di cui si è occupata la vostra azienda?
Ultimamente abbiamo collaborato per il rinverdimento di diversi campi da calcio, nella zona di Como in particolare abbiamo fornito un nostro miscuglio e in meno di tre settimane i campi erano pronti a ricevere la primaverile del Barcellona.

Il campo del centro sportivo Pineta che ha ospitato il Barcellona Camp

È stato un successo sia per noi sia per le squadre che hanno potuto usufruire di un tappeto compatto e naturale. Purtroppo un’errata informazione ha portato in questi anni a utilizzare i prati artificiali, che, al contrario di quelli naturali, non producono ossigeno grazie alla fotosintesi, non abbassano la temperatura e sono sotto accusa per la loro sospetta nocività per la saluta umana. Sia in Olanda sia negli USA, infatti, sono state fatte proposte per proibire il gioco sui campi artificiali per diverse ragioni, sia di salubrità del giocatore, sia di sicurezza legata a traumi e contusioni.
Le migliori varietà attuali possono garantire lo stesso utilizzo di un campo artificiale con un costo decisamente inferiore, sia di manutenzione sia di costi di ammortamento.

Quanto sono importanti Ricerca e innovazione nel comparto del verde, sia urbano sia sportivo?
Ricerca e innovazione sono indispensabili per garantire il miglior prodotto possibile per tutte le esigenze, sia in termini di aspetto visivo, sia di resistenza agli stress e alle malattie, senza dimenticare il risparmio idrico, tema di forte attualità.

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Edgardo e Federica Ticozzi

Intervista ad Edgardo Ticozzi, Universal Manure Company

Edgardo, qual è la mission principale della sua azienda?

La nostra è una storia di famiglia, l’azienda è stata fondata da mio padre nel 1959, e oggi ci lavora anche mia figlia Federica. Da oltre 50 anni la nostra mission è fornire ai clienti prodotti innovativi con logica “Tailor made”, dei pacchetti fatti su misura secondo le loro esigenze.Abbiamo una lunga esperienza sui tappeti erbosi per uso sportivo ma il nostro core business è senza dubbio la nutrizione, siamo profondamente convinti che per fornire risposte sicure alla nostra clientela sia necessario essere sempre aggiornati su tutte le novità del settore, a partire dalla proposta di sementi e fertilizzanti funzionali per il prato.

Può segnalarci le esperienze e gli impianti più importanti di cui si è occupata la vostra azienda? In quali aree siete più attivi?

Siamo specializzati soprattutto nei campi da golf e sinceramente, tra Italia ed Europa, ne abbiamo seguiti così tanti che non saprei sceglierne uno. Possi citare gli ultimi tre realizzati a Cortona, a Livorno e in Val Curone, nell’alessandrino. Soprattutto in questo settore crediamo molto nella nutrizione organica e organo-minerale dei tappeti erbosi, siamo una tra le pochissime aziende a fornire un pacchetto completo di prodotti eco-compatibile al 100% e/o addirittura 100% biologico per la gestione del tappeto erboso senza utilizzo di agrofarmaci. Ovviamente per ottenere i migliori risultati offriamo un servizio costante di assistenza tecnica al cliente.

Quali sono gli aspetti da considerare quando si sceglie un tappeto erboso naturale?

Al primo posto la location, un tappeto erboso a Courmayeur ha esigenze molto differenti da uno a Catania. La destinazione d’uso è altrettanto importante, un prato sportivo è molto diverso da uno ornamentale, così come lo è la tipologia di suolo, altro aspetto fondamentale da considerare. Infine direi la disponibilità idrica e l’impegno richiesto per la sua manutenzione.

Cosa significa per voi “Think Green!” (Pensa in Verde!), è un impegno preciso legato all’ecosostenibilità dei vostri prodotti?

Per noi da sempre è anche una filosofia di vita oltre che di lavoro, lavoriamo costantemente per la realizzazione di prodotti sempre più funzionali a rendere compatibile lo sviluppo dell’attività umana con l’ambiente circostante. Per noi il tappeto erboso ideale è biologico, oltre che verde.

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Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia

«Progettare il verde urbano del futuro vuol dire oltrepassare gli schemi tradizionali progettuali con i quali si interpretavano e realizzavano le aree verdi, in particolare quelle a destinazione pubblica: significa far convivere un progetto spaziale con quello naturalistico e sociale, creare nuovi ed integrati rapporti tra i sistemi insediativi e tutte le componenti degli spazi aperti, siano esse di natura percettiva sia partecipativa». Questa la filosofia della presidente di Assofloro Lombardia Nada Forbici, con la quale abbiamo cercato di delineare lo scenario di domani per il prato naturale, tra cui la defiscalizzazione del verde privato.
Presidente Forbici, quali sono le tendenze future più interessanti relativamente al verde urbano?
In futuro sarà sempre più fondamentale concepire il paesaggio come espressione del luogo stesso in cui si trova inserito e dell’aspetto sociale-culturale della comunità che lo ospita. Il futuro verde urbano dovrà sapersi adattare ad un mondo in cambiamento, non solo nel clima ma anche della società e nelle richieste del cittadino. La parola chiava sarà Progetti Integrati: una sinergia ed un ridisegno del tessuto urbano che compenetri infrastrutture verdi e green building, creando nuovi ecosistemi che contribuiscano a migliorare il microclima e la biodiversità e ridurre l’inquinamento, le isole di calore, i dissesti idrogeologici”.

Il prato naturale è un elemento propulsivo per il verde urbano, come sarà secondo lei il prato del futuro?
Il concetto di prato ornamentale, arrivato in Italia secondo il paradigma del “prato all’inglese” (un prato perfetto, elegante, raffinato e, di conseguenza, molto esigente da un punto di vista manutentivo e di costi), è destinato a subire una svolta che è in parte già avviata. Già da qualche anno, infatti, a partire dalla crisi economica che ha ridotto le risorse pubbliche e private, in concomitanza con l’attenzione crescente all’impatto ambientale delle azioni antropiche, il modello del prato all’inglese ha iniziato a vacillare.
Così iniziano a farsi spazio tappeti erbosi più ecologici e più economici, che prevedono l’utilizzo di specie autoctone, di varietà più resistenti allo stress idrico, di prati estensivi a basso costo manutentivo (ridotto nr. di sfalci, ridotto uso della chimica per fertilizzazione), di prati più resistenti alle malattie (che possano essere gestiti senza l’utilizzo di prodotti fitosanitari.
Sono nate così nuove tipologie di tappeto erboso prima non conosciute dal mercato, ed altre sono ancora in fase di sperimentazione, oggi in Italia.

Ritiene che a queste innovazioni debba seguire un nuovo approccio da parte degli gli operatori del settore?
L’approccio nuovo si può riassumere in queste parole chiave: gestione organica del tappeto erboso, e approccio naturale/biologico. Il cambiamento culturale, che deve avvenire nel pubblico ma anche negli operatori professionisti (giardinieri) è molto lento e difficile, anche perché va nella direzione opposta rispetto ai paradigmi della nostra società post-contemporanea (quelli del tutto-subito e del perfetto-per sempre-a costo accessibile). Per questo si sta verificando il fenomeno di mercato del prato sintetico, con un boom vero e proprio negli ultimi due anni, perché risponde perfettamente a questo immaginario. Ovviamente a livello qualitativo il prato naturale non ha confronti, l’unico punto in comune con il sintetico è che sono entrambi verdi ma tutti i benefici del prato naturale spariscono con l’utilizzo del sintetico.

Assofloro Lombardia ha presentato recentemente delle proposte di legge in materia di defiscalizzazione del verde privato: quali vantaggi apporterebbero a livello sociale e occupazionale?
I vantaggi ed i benefici sono diversi e coinvolgono svariati livelli. Grazie all’incentivazione di interventi di riqualificazione, recupero e realizzazione di aree verdi private, attraverso un sistema di agevolazioni fiscali, si otterrebbero una serie di risultati importanti fra cui:
• aumento dell’occupazione,
• aumento del gettito fiscale,
• emersione del lavoro nero,
• aumento del valore immobiliare,
• riqualificazione ecologico ambientale delle aree edificate,
• diminuzione dell’isola di calore,
• miglioramento della qualità dell’aria e della vita.
La questione è di importanza trasversale perché il verde privato, come quello pubblico, hanno una ricaduta che va oltre l’estetica e riguarda l’ambiente, la salute, il benessere, la qualificazione del lavoro, ecc.
È stato stimato che l’incremento di fatturato per l’anno 2017 relativamente ai lavori straordinari di riqualificazione e manutenzione del verde, in aree verdi esistenti e aree verdi urbanizzate esistenti, ammonterebbe a circa 1,2 miliardi di euro. Tale stima è stata elaborata incrociando e rapportando i dati del settore verde con quelli del settore primario ad esso connesso, vale a dire il settore delle costruzioni e ristrutturazioni in ambito di edilizia. Per i motivi precedentemente riportati investire oggi in una politica “green oriented” potrà solo portare ricadute positive a livello nazionale

Oggi viene incentivato tutto ciò che viene ristrutturato all’esterno delle abitazioni, eccetto il verde. I tempi sono maturi per un ampliamento di prospettiva?
È necessario un ampliamento di prospettiva, da intendersi come strumento ed opportunità per il rilancio economico dell’intero settore legato al verde. I dati sono significativi: Il florovivaismo in Italia vale oltre 2,5 miliardi di euro, di cui circa 1,15 per la sola produzione di fiori e piante da vaso. Sono ben 30.000 le aziende impegnate nel settore, per un totale di 180.000 occupati nel settore compresi quelli dell’ambito manutentivo e quasi 29.000 ettari di superficie agricola complessivamente occupata. Consideriamo poi tutto l’indotto connesso al mondo del verde produttivo e di costruzione-manutenzione. È un’opportunità, rimarchiamo, per sostenere e rilanciare l’intero comparto legato al verde che, non smetteremo di ricordare, apporta benefici imprescindibili per l’ambiente e la salute di tutti noi cittadini.

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Intervista a Adriano Altissimo, Responsabile ricerca e sviluppo Landlab

Qual’è la situazione attuale della ricerca scientifica italiana in ambito di tappeti erbosi naturali?

La ricerca scientifica italiana è sicuramente cresciuta rispetto agli Anni Ottanta, quando il mercato era ancora marginale e nel nostro paese la cultura tecnica era praticamente azzerata, così come il supporto scientifico. Il vero tallone d’Achille rimane la ricerca pubblica, che ha dato un contributo decisamente modesto. Il supporto dato dal privato, condotto quindi dalle singole aziende, è il vero motore per un settore che oggi deve, tra gli altri, soprattutto affrontare il problema di non poter più fare uso dei prodotti fitosanitari.

In quali ambiti la ricerca sui tappeti erbosi ha compiuto i maggiori progressi?

Vi sono stati grandi progressi legati al miglioramento dell’adattabilità delle specie e varietà ai diversi ambienti e alle variazioni climatiche e per quanto riguarda la nutrizione delle piante. Tuttavia la strada da fare è ancora lunga: la ricerca deve ipotizzare e supportare le opportunità di innovazione, che non va delegata a chi non conosce lo scenario italiano. È importante quindi ricercare nuove specie, sviluppare nuove varietà, riducendo la dipendenza dalle importazioni, poiché data la nostra posizione geografica e l’area pedo-climatica possiamo diventare autentici leader nel settore.

Quali sono le sfide future per la ricerca sui tappeti? Quali obiettivi deve raggiungere e quali desideri deve soddisfare?

Le attese sono sicuramente alte, perché elevata è la domanda di sementi di qualità. La ricerca deve mettere in secondo piano i parametri estetici che hanno sino ad oggi guidato il miglioramento ed invece fondare l’innovazione di materiali, di sistemi, su parametri funzionali e misurabili, come ad esempio la capacità delle varietà vegetali di rispondere agli stress abiotici, come quello idrico, la stabilità del tappeto erboso e la risposta all’usura.

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